SIENA : Sa die de sa Sardigna: una occasione per ritrovarsi intorno alla storia sarda

La storia sarda è poco conosciuta dai sardi. Non si insegna a scuola, nemmeno quando si potrebbe. Più o meno questo è stato il bilancio del nostro incontro a Siena, nella nuova sede del Circolo Peppinu Mereu, in occasione de Sa die de sa Sardigna il 28 di Aprile.
Capita anche di conoscerla da emigrati la storia sarda. Si sa che i sardi hanno passione per interpretare la loro preistoria e la loro archeologia, in modi spesso un po’ fantasiosi, ma la storia moderna e quella contemporanea restano nell’ombra.

Eppure – e a questo ci aiuta la nascita ufficiale de Sa die de sa Sardigna – è proprio tra età moderna e contemporanea che la Sardegna ebbe il suo ultimo destino, sottoposta al Regno piemontese che divenne poi, almeno per nome, Regno Sardo.

Sa die de sa Sardigna, ci hanno ricordato i giovani del circolo, e Davide Mocci in particolare, segna un ciclo di ribellioni al potere sabaudo e poi al potere dei feudatari che comincia a fine ‘700 e si intreccia con la rivoluzione francese, e dura lungo i primi del l’800, segnato soprattutto dalla figura di livello europeo di Giovanni Maria Angioy.

Al circolo abbiamo visto un breve ricordo visivo di Angioy, realizzato da una scuola sarda come lavoro di ricerca. Un modo di apprendere la storia sarda che merita di essere più diffuso. Anche nel mondo dei sardi emigrati, e dei circoli, questi temi possono aiutare a vedere la Sardegna non solo come ‘tradizione’ ma anche come storia di intellettuali e di movimenti della società civile.

Sarebbe utile che i circoli facessero dei cicli di formazione sulla storia della Sardegna contemporanea. Questo più o meno l’esito di un incontro al Circolo che si era aperto appendendo un drappo dipinto da Francesco Del Casino e dedicato proprio alla nostra giornata della Sardegna.

Ovviamente ci sono state tante voci, la polifonia è anch’ essa una competenza sarda, si è parlato de Su connottu, delle lotte di Pratobello, delle Chiudende, dei Falsi di Arborea, della nascita del sardismo, e anche del quadro della politica attuale in Sardegna.

Idee e pareri non mancano. Forse – si è detto – per Sa die del 2109 proveremo a preparare un piccolo spettacolo teatrale sulla storia sarda.

Poi la serata si è chiusa con formaggio e pane carasau e un brindisi con vino bianco sardo.

Pietro Clemente